|RECENSIONE| Cinquant'anni dietro la macchina da presa - Sergio D'Offizi/Gerry Guida
marzo 04, 2018
CINQUANT'ANNI DIETRO LA MACCHINA DA PRESA
di
Sergio D'Offizi (con Gerry Guida)
Editore: Effepi Libri
Data di uscita: 2015
Pagine: 160
Prezzo
La carriera di Sergio D'Offizi, con i suoi 117 film fotografati, attraversa oltre mezzo secolo di cinema e questo libro ne ripercorre le tappe fondamentali. Già operatore di riferimento del cinema western italiano del periodo d'oro, D'Offizi legherà il proprio nome a quello di Alberto Sordi che lo vorrà con sé per più di quindici anni a curare la fotografia di molti suoi film. Il rapporto con Sordi costituisce la parte centrale del volume, ma non mancano ricordi e aneddoti su altri film e registi, Loy, Troisi, Scola, Corbucci e diversi altri, oltre a interessanti considerazioni sul ruolo della fotografia cinematografica. Ad arricchire il libro le testimonianze di attori e collaboratori che hanno lavorato nel corso degli anni con lo stesso D'Offizi.
I fotografi sono artisti della luce, giocano con le ombre
per ottenere un’immagine perfetta e che mantenga la propria emozione intatta
nel tempo.
Questo volume racchiude l’essenza di un direttore della
fotografia, la cui carriera si è basata sul
creare la luce perfetta dei film più amati in Italia, dalla nascita alla
notorietà.
La struttura atipica del libro scandisce il ritmo della
narrazione, quasi fosse essa stessa un film.
Titoli di testa: Sergio D’Offizi nasce nell’accecante luce
estiva del 1934, figlio di un ispettore che cura l’organizzazione e la
logistica della lavorazione dei film.
Parla dei ricordi legati alla guerra, alle difficoltà
lavorative post-conflitto bellico, dei suoi primi lavori al fianco del padre
negli studi di Cinecittà, fino ad essere ingaggiato da solo come assistente per
i primi film western. Questo finché Nanni Loy non lo prese con sé, nel 1971.
Primo Tempo: un capitolo legato al grande Alberto Sordi.
Anni di viaggi, film ed aneddoti divertenti sul talentuoso
attore/regista che, con D’Offizi, instaurò un’amicizia sincera ed una stima
profonda.
Intervallo: in questo capitolo, Sergio D’Offizi spiega il
suo rapporto con la fotografia e la luce, l’arte nascosta ma fondamentale di
giocare con le ombre, per valorizzare la scena e gli attori, dicendo che “ogni
situazione ha la sua luce” (in quanto gioia e dolore, per rendere, non possono
avere la stessa illuminazione); Racconta della preziosa collaborazione degli
altri della troupe che compongono il cast tecnico, la difficoltà di adattarsi
alla visione del regista (che spesso lascia liberi gli operatori, ma a volte
essi si devono attenere a delle precise direttive) e del progresso che ha
rivoluzionato il mondo del cinema (l’annosa lotta dell’analogico vs. digitale)
Secondo Tempo: è interamente dedicato ai registi con i quali
ha collaborato.
Tra tanti nomi e relative descrizioni, spiccano: Steno,
Nanny Loy, Massimo Troisi, Mario Monicelli, Damiano Damiani, Ugo Tognazzi e
Lucio Fulci.
Titoli di coda: in questo capitolo è presente un’interessantissima
intervista, a cura di Gerry Guida, in cui viene chiesto a D’Offizi, tra le
tante domande: se avesse mai pensato di passare alla regia, con quale genere
cinematografico si è sentito a suo agio, quali attori (italiani e stranieri)
gli sono rimasti nel cuore, se il digitale ha influenzato il suo lavoro, quale
film da lui illuminato preferisce e con quale regista avrebbe voluto lavorare.
Il volume è arricchito con delle fotografie che ritraggono
D’Offizi insieme a registi e star e con le testimonianze degli attori e degli
addetti ai lavori che hanno avuto l’opportunità di lavorare con lui, che
raccontano curiosità sulla sua persona e sul suo modo di vedere la vita.
Chiudono il volume le considerazioni finali, seguite da una
Breve Antologia Critica, un elenco dei Premi e delle Nomination e la
filmografia di Sergio D’Offizi.
Con un linguaggio chiaro, semplice e pulito, D’Offizi rende
partecipe il lettore della sua vita e di questo lungo “viaggio” di lavoro,
durato cinquant’anni, e popolato da ben 117 film che hanno fatto la storia del
cinema Italiano, contribuendo alla riuscita delle pellicole ed al divertimento
del pubblico.
In un mondo dove ancora il digitale non esisteva, Sergio
D’Offizi ha lavorato nell’ombra per portare alla luce i significati profondi
dei film a cui ha lavorato.
Senza dubbio, il direttore della fotografia cinematografica
è uno dei lavori più difficili ma
fondamentale per le scene perché, così come le fotografie, se non sono
ben illuminate non hanno lo stesso impatto emotivo.
Perché la fotografia è l’anima di un film.
Una biografia sicuramente consigliata a chi ama la settima
arte in tutte le sue sfaccettature, ai fotografi che conoscono bene l’odi et
amo verso la luce (leitmotiv ricorrente nel settore e che sicuramente, in molti
passaggi, gli artisti della luce non faticheranno ad immedesimarsi), a chi
piacciono i retroscena e gli aneddoti sui grandi registi ed attori degli anni
scorsi ed a tutti quelli che amano leggere storie vere, appassionanti, piene di
vita ed amore.
Recensione a cura di:
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Si ringrazia la CE Effepi Libri per l'invio del libro cartaceo.
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