|RECENSIONE| Livelli di vita - Julian Barnes
maggio 02, 2018
LIVELLI DI VITA
di
Julian Barnes
Editore: Einaudi
Data di uscita: 2013
Formato: ebook/ copertina flessibile
Pagine: 118
Pagine: 118
Prezzo
Tre leggendari pionieri ottocenteschi rivivono fra le pagine
dell'originale e struggente mescolanza di fatti e finzione che è "Livelli
di vita": Fred Burnaby, colonnello della cavalleria della Guardia Reale
inglese e viaggiatore per terre esotiche e inesplorate, la "divina"
Sarah Bernhardt, la più grande attrice di tutti i tempi a detta di alcuni, e
Félix Tournachon, il caricaturista, vignettista, aeronauta e celebre fotografo
ritrattista noto come Nadar.
Ad accomunarli, un'incomprimibile passione per il
volo, l'impulso sacrilego a issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un
pallone e, affidandosi a un precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi
dal regno che ci è deputato per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona
metafora per ogni storia d'amore.
Quella immaginata fra Burnaby e Sarah
Bernhardt, ad esempio - l'aria, l'assenza di vincoli, l'eccentricità, lei; la
concretezza, l'avventura, la disciplina, lui.
O quella, cinquantennale, fra
Nadar e l'afasica moglie Ernestine. Oppure la storia d'amore, durata trent'anni
e poi proseguita, fra Julián Barnes e la moglie Pat Kavanagh.
Storie in cui "metti
insieme due cose che insieme non sono mai state e il mondo cambia", esempi
di una "devozione uxoria" che travalica ogni barriera.
Volare è
esaltante e semidivino, volare è pericoloso.
Un calcolo sbagliato, un vento
contrario, un disegno avverso, o la casuale assenza di esso, e si può
precipitare.
“Metti due cose che
insieme non sono mai state. E il mondo cambia. Sul momento è possibile che la
gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso.”
Il libro si divide in tre capitoli: “il peccato dell’altezza”,
“con i piedi per terra” e “perdita di profondità”, in cui si esplora la vita
intera, fatta di sogni e certezze, impietosamente poi fatti entrambi a pezzi
quando ci si ritrova a perdere l’amore della propria vita.
Amore che, in questo libro, viene rappresentato in tre
modalità differenti, mescolando realtà a fantasia: quello di Nadar (fotografo
ed aeronauta) per la moglie malata; quella a senso unico di Fred Burnaby (colonnello
della cavalleria inglese e pioniere dei voli in mongolfiera) con la “divina”
attrice Sarah Bernhardt e quella dello stesso Barnes con la moglie Pat
Kavanagh, morta dopo 30 anni di vita insieme.
“E’ questo che spesso chi non ha attraversato
il tropico del dolore fatica a capire: il fatto che una persona sia morta può
voler dire che non è viva, ma non che non esiste.”
Si crede che, passando il tempo, il dolore svanisca, ma non
è vero: il dolore muta, diventa un rumore di sottofondo.
E chi sta attorno ad un “dolente” tende a minimizzare, a
dimenticare, a far finta che tutto va bene.
È quasi un disonore, se si piange ancora per chi si è perso
dopo anni, per chi “non ha affrontato il tropico del dolore”.
Julian Barnes, invece, con spietata lucidità ed essenzialità
descrive cosa significa perdere la persona amata, non risparmiando nulla del
suo dolore e della sua esperienza, arricchendo il tutto con delle storie
introduttive che dicono tanto pur nella brevità della narrazione.
Un libro che è una metafora sull’amore, altamente
consigliato a chi ha perso qualcuno, per sentirsi meno soli nell’elaborazione
del lutto.
Recensione a cura di:
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2 Comments
Interessante, una storia molto molto particolare! La tua recensione mi ha convinta. Sono molto incuriosita da questa sorta di "triade" dell'amore
RispondiEliminaMolto, molto particolare e molto toccante.
EliminaSe lo leggi poi fammi sapere <3
Mi piace sapere cosa ne pensano i miei lettori <3
Vi aspetto nei commenti ;)