[UTILITY] Gli errori più comuni nella stesura delle poesie
giugno 05, 2018
Bentrovati, miei adorati lettori!
Oggi inauguro la nuova rubrica UTILITY (che altro non è che la riedizione della precedente "Come fare a..." - clicca qui per leggere gli articoli precedenti) in cui scrivo di alcuni argomenti legati alla vita di tutti i giorni e, naturalmente, un super focus on su ciò che riguarda l'editoria.
Queste guide non hanno nessuna pretesa, se non quella di far luce, con un po' di ironia e/o sarcasmo, sui problemi che affliggono tutti noi.
Intanto vi auguro una buona lettura e, se lo desiderate, alla fine dell'articolo vi aspetto con un commento.
Nell’ultimo periodo, ho avuto modo di valutare numerose
poesie, ed ho notato alcuni errori/orrori – che d’ora in poi chiameremo, per
semplificare, ERRORRORI (Crusca dove sei?) – che accomunano sia
i grandi che i bambini e mi hanno fatto riflettere molto.
Dato che non sono un’insegnante (magari!) e non sono laureata in lettere (anche se ho scoperto che
molti credono di sì – grazie, scriverò un articolo dedicato anche a questo
argomento 😉) mi farò aiutare da qualcuno/qualcosa che ne sa più di me per le varie definizioni.
Quindi, secondo Wikipedia, che cos’è la poesia?
“La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di "creazione") è una forma d'arte che crea, con la scelta e l'accostamento di parole secondo particolari leggi metriche (che non possono essere ignorate dall'autore), un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, in cui le parole non sottostanno alla metrica.”
Grazie, Wiki, non avrei saputo trovare miglior spunto per
introdurre il primo ERRORRORE.
ERRORRORE N.1 –
MASCHERIAMO LA PROSA CON IL TASTO INVIO
Ovvero: Basta premere
invio per classificare un testo come poesia? NO.
Scrivere l’equivalente di un’intera pagina di word con
parole desuete (di cui parleremo dopo nel Punto 5) e degne di un poeta
neoclassico altolocato non è il passe-partout per vincere facile.
Il perché è semplice da spiegare: quella che è stata scritta
non è una poesia, ma una prosa mascherata dalla pressione del tasto invio della
tastiera che, sovente, spezza anche le frasi di senso compiuto.
La prosa è disconnessa da qualunque regola metrica, non
contiene versi né rime ed il suo contenuto è discorsivo.
Quindi che senso ha scrivere l’equivalente di un racconto
breve, infarcirlo di paroloni per far desumere una sconfinata cultura personale
e spezzare i periodi mandandone a capo metà senza un minimo di senso logico?
Il primo passo per diventare dei poeti di successo è
l’autocritica.
Il secondo l’umiltà.
Il terzo è studiare le regole base della grammatica e della
costruzione poetica.
ERRORRORE N.2 – L’ITALIANO
SACRIFICATO SULL’ALTARE DELLE LICENZE POETICHE
Ovvero: Tutte quelle
volte che ho pianto per la sintassi e l’ortografia brutalmente trucidati dalle
penne e da word.
“Poiché la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono e di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è funzionale (non solo estetico) ai fini della comunicazione sia particolare sia complessiva.”
Wikipedia docet, nuovamente.
Che terreno ostico, quello della costruzione di un periodo
che abbia un nesso logico ed abbinarci anche corretta sintassi ed ortografia.
Si sa, l’Italiano è una delle lingue più difficili e piene di
verbi, avverbi, aggettivi, e chi più ne ha più ne metta.
Ma, ahimè, siamo nati in Italia e non in Inghilterra, dove
la tavola dei verbi irregolari è quella che noi vorremmo (“choose – chose – chosen”) scegliere sempre ed invece ci tocca
studiare tutte le infinite regole dei verbi, che possono essere coniugati in SETTE (7) diversi modi a seconda del tempo.
Forse adesso capisco perché, sempre più autori italiani,
mettono i titoli in inglese ai propri libri e sempre più lettori leggono libri
in key language.
È il metodo più facile, ma rispettare le regole che la
nostra adorata lingua madre ci impone dovrebbe essere un motivo di orgoglio,
una sfida in cui dovremmo buttarci a capofitto.
Purtroppo, però, non la pensiamo tutti così.
Specialmente alcuni poeti che, sull’altare della licenza
poetica, sacrificano tutto il sacrificabile.
Ho visto la sintassi gravemente ferita, l’ortografia
mutilata e la grammatica spirare sotto una pioggia di virgole che, come
schegge, si sono abbattute sui periodi per spezzare quel poco che ancora
rimaneva di una frase sensata.
Non è stato raro il mio coinvolgimento emotivo, tanto che,
in alcuni casi nemmeno tanto sporadici, ho anche provato pena per il povero
Italiano così brutalizzato.
Se è nazionalmente noto che l’aferesi di “perché” elimina solo il “per” e poi il “ché” rimane uguale, perché l’ho visto scrivere come “che’ ”?
Sì, avete visto bene.
Quel maledetto apostrofo.
Quello che deturpa anche il “qual è”.
Altra cosa che mi ha fatto proprio imbestialire è stato il
martirio di quelle povere interiezioni primarie, il cui loro unico delitto è
stato di esprimere la vasta gamma di sentimenti, tra cui sorpresa o dolore.
Perché oggi mi soffermo sulla straziante distruzione dell’“Oh”.
Ed adesso qualche nefasto esempio, giusto per farvi
aggiungere al corteo del carro funebre: “O
che bella giornata”; “Oh cagnolino bello”.
Oh, vita ingrata!
ERRORRORE N.3 – LE
RIME TALMENTE BRUTTE DA NON ESSERE BACIATE NEMMENO DAI ROSPI
Ovvero: Le rime
baciate, incatenate, incrociate ed alternate e quanto male vengono utilizzate
“In poesia, la rima è l'identità consonantica e vocalica che a partire dall'accento tonico della parola a fine verso si ripete nella parola a fine verso successivo.”
Nuovamente grazie,
Wiki.
Senza fare la maestrina della situazione, ma anche le rime
possono essere un buon modo di fare poesia.
Cosa non va, allora?
Il metodo puerile
delle associazioni.
Adesso provo a riassumervi, in breve, cosa pensano gli
autori delle loro trovate.
E sì, rispondetemi pure per le rime 😉
Es. Mi hai colpito il
cuore
Perché mi hai dato
amore
Ma non ci casco
Perché ho il casco
E ciao povery
Io vado con il mio
liberty.
E chissenefrega del
significato, ho fatto le rime
Perché tanto siamo
alla fine
Di questa schifosa
trovata
E ciao ciao, tanto
vinco perché ho fatto la rima baciata.
Vi chiedo umilmente perdono, non so nemmeno come sia
riuscita la mia mente a partorire questo scempio, che comunque è una mia
creazione originale estemporanea.
Il mio lato da poetessa è stato gravemente danneggiato da
questo genere di “poesie” ed ormai sono irrecuperabile.
Riprendendo le fila del discorso e tornando seri: abbiamo
quattro belle tipologie di rime principali (baciate, alternate, incrociate,
incatenate ed una serie di variabili allegre – giusto per complicarsi
ulteriormente la vita), che non vi illustrerò nel dettaglio perché non è compito mio.
Quindi, se le rime sono di tanti tipi, perché si abusa solo
della rima baciata?
All’apparenza può sembrare una scappatoia facile - «Ho avuto la trovata, faccio la rima
baciata!» - ma nella realtà dei fatti è molto difficile trovare
associazioni che abbiano un senso (a meno che non si abbia all’anagrafe sei
anni e si conosca solo un ristretto vocabolario e ce lo si fa bastare per
esprimersi quanto più creativamente possibile).
La difficoltà sta tutta nel conciliare un pensiero logico e
trasporlo in versi, accoppiandoci anche il bacio non accademico.
Ed allora ecco che sovviene in aiuto google, con le sue
facili scappatoie.
Per scrivere questo articolo ho dovuto studiare (ripeto che non ho lauree in materia e non
insegno Italiano, anche se non mi dispiacerebbe) ed ho approfondito le
mie conoscenze tramite il motore di ricerca più baddass dell’universo.
Così, quando ho googlato “RIME”, ho immediatamente compreso
come alcuni autori hanno scritto i loro “componimenti”.
“Rimario italiano per
trovare in un attimo tutte le rime, anche assonanti, di una qualsiasi parola.
Rime con amore -
Rime con vita - Rime con mare - Rime con estate”
Ed aggiungo: oggigiorno si trova anche il senno di Orlando,
basta saper usare le giuste parole chiave.
Che, a saperlo, magari Ariosto ci avrebbe messo meno a
completare il suo poema cavalleresco e noi meno a studiarlo.
Che emozione, nevvero?
Per puro gusto di infliggermi/vi del male, ho fatto
un’ulteriore ricerca, giusto per ampliare il dolore: le rime più cercate sono
(manco a dirlo) quelle sull’ammmmore, vita, cielo, estate, mare, abilità (?).
Spinta dalla curiosità di capire con cosa può fare rima
“Abilità”, ho deciso di perseverare.
“Abilità” fa rima con: anfrattuosità, anzianità, aprirà,
astrusità.
Ed il sito assicura anche che, “Per le tue canzoni, o poesie, potresti usare anche le seguenti parole
assonanti”: gilè (mi rifiuto di leggerlo in italiano: È FRANCESE), bignè
(per chi ha fame), Artù (e la tavola rotonda), alé (ooohh ohhh), acagiù (è un
rosso mogano – sono ignorante, l’ho cercato anche io), oblò (Lunaaaaaaaaa –
capitela), bidet.
Bidet.
Adesso capisco come le scrivono oggi, le canzoni.
A forza di synth, cori pre-registrati e splendidi testi.
Perché ci vuole “abilità” per usare un “bidet”.
Certo.
Ahimè.
ERRORRORE N.4 – LA
PUNTEGGIATURA
Ovvero: Quando manca
e quando abbonda. Mai una via di mezzo. Figurarsi quella appropriata.
La punteggiatura è essenziale, per la costruzione di una
poesia.
È un’arma atomica per la comunicazione corretta, infatti è
proprio per questo che può essere considerata di distruzione di massa se non si
sa usare.
Basta togliere o spostare punti e virgole e si cambia ritmo
ed efficacia dei versi.
Consiglio spassionato?
Usatela con parsimonia e non pensate che melius est abundare quam deficere, perché
il troppo stroppia.
Utilizzo come esempio sempre la mia bellissima poesia a rime baciate (ormai che l’ho creata la
ripropongo).
Es. Mi hai, colpito il
cuore
Perché mi hai. dato
amore!!!!!
Ma non ci casco.
Perché ho il casco,
E, ciao povery
Io vado con, il mio
liberty.
E chissenefrega del,
significato, ho fatto le rime?
Perché, tanto siamo alla
fine!
Di questa schifosa
trovata.
E ciao ciao tanto
vinco. perché ho fatto, la rima baciata!!!!!!!!!!!!
Ho inserito assolutamente a caso la punteggiatura ed ho
immediatamente ritrovato lo stile di una certa “poetessa” moderna (evito di citarne il nome, ma la mia socia Smallintrix comprenderà :D ).
Drammi a parte da lettrice a cui è venuta un’emorragia
bi-oculare – e poi mi chiedono il perché
sono contro i best seller! (presto l’articolo anche su questo argomento) – questo
è proprio quello che intendo con POTENZA DISTRUTTIVA.
Virgole, punti e punteggiatura terminale che uccidono ciò
che, nella nostra lingua madre, si chiama PERIODO (di cui ho già parlato
qualche riga fa, ma ancora rientra nella sezione “questo sconosciuto”).
Wikipedia, quindi, puoi spiegarci cos’è il periodo?
“In grammatica, il periodo, o frase complessa, è un'unità complessa del discorso, composta da più frasi semplici, o proposizioni, combinate in una sola struttura dal senso compiuto.Ogni periodo grammaticale termina con un segno di punteggiatura terminale: punto fermo ( . ), punto esclamativo ( ! ), punto interrogativo ( ? ).”
Se quindi, per essere chiamato tale, necessita di un senso
compiuto, vi invito a riflettere sul senso di questa frase:
es. Mi hai, colpito il
cuore, perché mi hai. dato amore!!!!!
Con grandi sforzi possiamo desumere che il tizio che scrive
ha ricevuto un amore che gli ha colpito il cuore, ma la punteggiatura rende
impossibile anche la lettura.
La corretta punteggiatura è: Mi hai colpito il cuore, perché mi hai dato amore.
Non vi sembra più elegante?
Non vi comunica di più?
Non è facilmente leggibile e comprensibile, adesso?
Vi faccio un altro piccolo appunto: la punteggiatura terminale non è da usare come i bimbiminkia (oltremodo conosciuti come il male assoluto degli anni
2000) o come il popolo di 40enni da
Buongiornissimo Kaffèeeèèèééé?!!?!?!?.
Frasi come “SoNo
InDiNnIaToOoO111!!!!!1!11!!” non sono la regola, anzi non dovrebbero
nemmeno esistere.
Basta un esemplare di punto
esclamativo ( ! ) e punto
interrogativo ( ? ) per far comprendere lo stato d’animo.
Stessa cosa vale per i puntini
di sospensione ( … ): sono TRE, non due, e spesso non hanno senso di esistere in ogni verso di una
composizione poetica.
Lo so, il problema è solo il mio, per questo sto scrivendo
così tanto e vi sto ammorbando con questo articolo.
Ne sono consapevole: sono nata GrammarNazi e devo sopportare
che…
No, non sopporto.
Sorry.
Basta, passiamo al prossimo punto.
Forza e coraggio, all’arrembaggio!
ERRORRORE N.5 – L’IMMENSA
CULTURA CHE IMPONE L’UTILIZZO DI TERMINI DESUETI
Ovvero: Come
risultare pedanti e saccenti inserendo vocaboli fuori contesto
Assodato che, ormai, molti poeti trovano ispirazione su
google e non dalle proprie esperienze vissute, non dovremmo stupirci che, in
molti versi, vi siano quelli che, volgarmente, chiamiamo PAROLONI.
Adoro quando, del tutto fuori contesto, emerge un parolone
incomprensibile e completamente slegato dal significato della poesia.
Adoro, perché capisco subito – dato che la poesia parla di
sé – che grande considerazione ha l’autore della sua persona.
Questo argomento mi sta molto a cuore, in quanto ho
riscontrato lo stesso problema anche in molti romanzi che ho recensito: si
infarcisce un testo di termini desueti, arcaici, specifici, di uso volutamente
non comune…solo per impressionare!
Infatti mi impressiono, e tanto: quanto si deve essere
boriosi, per arrivare ad imprimere su carta la propria sconfinata cultura
personale per farsi dire «Bravo, ottimo
lavoro!»?
Ricordiamo a tutti
che le poesie traggono ispirazione da sentimenti reali, nascono da situazioni
dolorose o meravigliose, e non hanno bisogno di essere adornate da inutili
orpelli per essere incisive.
Quindi ditemi, adesso, che bisogno c’è di scrivere “Al tramonto, nella bruma dipinta di
acagiù…”
(sì, è di nuovo una mia creazione
estemporanea – “acagiù”, adesso che l'ho imparato, lo
inserisco praticamente ovunque), quando si potrebbe scrivere benissimo: “Al tramonto, nella bruma dipinta di
rosso…”?
Perdo il filo del discorso e sono costretta a rileggere (cosa
che odio profondamente).
La poesia nasce per
descrivere sentimenti puri, non per far vedere quanto si è bravi a comporre e
quante lauree si hanno.
Se lo fate per questo vi prego, smettetela.
Non continuate.
I versi devono essere genuini, che parlano al cuore e non
alla mente.
Devono emozionare attraverso il vissuto personale.
Quanto si è buttato sangue e sudore sui libri non interessa al lettore.
All’estimatore piace immedesimarsi, altrimenti non
comprerebbe un libro di poesie ma un romanzo.
ERRORRORE N.6 – TI
PIACE VINCERE FACILE? 😉
Ovvero: Tutte quelle
volte che avrei voluto cantare “ponci ponci popopo” e farci una risata, ma
invece mi sono venuti istinti omicidi
Ho tenuto per la fine il pezzo forte degli ERRORRORI.
Cosa c’è di peggio dello scrivere male, non sapere la
grammatica con annessi e connessi, inserire paroloni e tutti gli altri 5 punti
precedenti?
Esatto: il PLAGIO.
O, come viene chiamato oggi, “L’omaggio”.
Solo che non è specificato, quindi va da sé che è uno
scopiazzamento.
Se quello che ho descritto prima era degno di urla da parte
dei miei colleghi GrammarNazi, qui si sfiora la follia.
Il motivo per cui sconsiglio a molti ragazzini di
intraprendere la carriera di recensore è perché, oltre alla gratuità della
cosa, ne devi sapere sempre più della media di lettori per offrire un parere
chiaro, esaustivo e completo.
E credetemi, è stancante e frustrante leggere di “omaggi non specificati” e sentirsi dire
che «No, non la conoscevo la poesia!» quando è lampante che invece sì, la conosceva
ma credeva che, essendo il testo non così tanto famoso…poteva benissimo
campionare un po’.
Peccato che, statisticamente, ci sarà sempre qualcuno che la conosce.
Mi è capitato un po’ troppe volte, ma il top l’ho proprio
letto qualche giorno fa.
Vi riporterò solo le frasi incriminate:
“[…] Nel bel mezzo di un sogno in una notte di mezza estate, […][…] l’amor che move il sole e l’altre stelle. […]”
Riconosciuto qualcosa?
Se no, male. Molto, molto male.
Se sì, converrete con me che due righe scritte così non
collimano con il resto del testo, palesemente scritto male e raffazzonato, nel
pieno stile di qualcuno che cerca di emulare i grandi colossi della
letteratura ma - che ve lo dico a fare? - non ci riesce, e palesa tutta la sua immaturità nel
campionare il titolo di una delle commedie più famose del Bardo e dell’ultimo
pezzo del Paradiso del Sommo Vate.
Certo è che con Shakespeare e Dante è un pelino più
difficile vincere facile, dato che teoricamente il mondo intero conosce tali
opere.
Quindi, aspiranti
poeti, create versi originali e non cercate la gloria all’ombra dei colossi.
Finireste per uscire
alla luce nel modo peggiore ed attirereste solo pareri negativi.
E questo è quanto.
Sei motivi per disperarsi.
Sei spunti di riflessione per migliorarci tutti – me
compresa – nella stesura delle poesie.
Spero sia stato di aiuto per tutti voi e che vi siate fatti
qualche risata amara.
Passiamo ai ringraziamenti, questa volta sono obbligatori:
- A Wikipedia, che mi ha aiutato con le definizioni;
- A Google, che mi ha permesso di studiare bene l’argomento prima di scrivere cavolate e mi ha insegnato cose che non sapevo;
- Ai miei genitori, che mi
supportano sempre e da sempre e mi tollerano
a stentoquando comincio a parlare degli articoli-che-sto-scrivendo/libri-letti-o-in-lettura/poesie-e-romanzi-che-sto-scrivendo; - A mia mamma, che è la mia beta-reader in incognito ed è stata la prima a ridere per la poesia a rime baciate;
- A me, che mi sopporto da sola. Che sfido il mondo convenzionale con le mie Unpopular Opinion e questi articoli antipatici. Che mi sono rifiutata di studiare Lettere, perché volevo lavorare nel marketing e con le statistiche. E sono diventata una fotografa. Ma il mio primo ed unico amore è, e sarà sempre, il giornalismo. In un’altra vita, magari, farò anche questo;
- Ultimo ma non ultimo: A VOI. Voi che mi seguite, che mi avete chiesto su Instagram questo articolo. Voi che mi supportate, che mi spronate a fare sempre meglio. La “Soffitta” è nata per voi, e la state popolando con un amore che fa bene al cuore (scusate, sono reduce dalle rime baciate 😉). Leggete, vivete, amate, e…continuate a seguirmi! (Se no chi vi fa ridere? Ahahahah)
7 Comments
Bellissimo post!
RispondiEliminagrazie tesoro <3
EliminaAhahahah super divertente e approvo tutto quello che hai scritto, sicuramente un post da far leggere a molti!
RispondiEliminagrazie cara ahahahah speriamo sia d'aiuto :D
EliminaSecondo me dovrebbero leggerlo in molti e prendere appunti, perché non si trova un articolo del genere tutti i giorni U.U Adoro gli esempi e mi hai fatto ridere tantissimo xD
RispondiEliminaArticolo magnifico, mi hai fatta morire! Sono d'accordo con Irene, lo dovrebbero leggere in tanti. Continua così
RispondiElimina...trovati un altro lavoro ... non si può pretendere di dare spiegazioni..."ad minkhiam" !!
RispondiEliminaMi piace sapere cosa ne pensano i miei lettori <3
Vi aspetto nei commenti ;)