|RECENSIONE| La malora - Beppe Fenoglio

novembre 29, 2019







Secondo libro di Fenoglio, "La malora" apparve nel 1954, due anni dopo il fulminante esordio dei "Ventitré giorni della città di Alba". Vi si racconta, con un tono ruvido che nulla concede alla retorica e al sentimento, la vicenda carica di destino del giovane Agostino che, morto il padre, va a servizio in un'altra cascina. Fenoglio conosceva bene la realtà umana delle colline di casa. Le vite elementari dei suoi personaggi, scandite dalla fatica e dal silenzio, dalla dignità e da speranze impossibili, sono come scolpite nella pietra di un linguaggio essenziale, e tuttavia profondamente partecipe che ha fatto dello scrittore albese uno dei "grandi" del Novecento.















‭"‬Pioveva su tutte le Langhe,‭ ‬lassù a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra...Dio non fu mai con noi‭"‬.‭


"‬Pioggia battente,‭ ‬vita grama,‭ ‬destino,‭ ‬condanna e morte‭"‬.
Fenoglio manifesta con chiara evidenza,‭ ‬fin dalle scelte lessicali iniziali,‭ ‬la vita di dura miseria e di fame del protagonista,‭ ‬di suo padre,‭ ‬di sua madre e del fratello.‭ ‬In famiglia,‭ ‬a tavola,‭ ‬dopo giornate passate nei campi ed ad accudire il bestiame,‭ ‬a pranzo e a cena,‭ ‬in tavola sempre meno polenta,‭ ‬senza nient’altro che un po‭’ ‬di formaggio.
Neanche il Natale è più allietato da fichi secchi o da qualche mandarino.
Nonostante gli sforzi raddoppino,‭ ‬i soldi continuano a mancare e la povertà‭  ‬è sempre più evidente.
Alla fine rimane in tavola solo polenta,‭ ‬strofinata su di un’unica sardina per tutti,‭ ‬perché diventi più saporita.‭ ‬
Per sopravvivere rimane un’unica possibilità:‭ ‬mandare Agostino a servire sotto padrone‭; ‬l’altro figlio,‭ ‬Emilio,‭ ‬accetta di entrare in Seminario,‭ ‬in cambio della remissione di un debito contratto con un’anziana maestra,‭ ‬a cui rimangono pochi anni di vita.‭


‬Il lavoro,‭ ‬il‭ "‬mangiare‭"‬,‭ ‬il servire:‭ ‬nessuna speranza,‭ ‬nessun affetto,‭ ‬solo rabbia e rassegnazione,‭ ‬una servitù senza possibilità di riscatto.‭ 


"‬Mi sentivo nelle vene sangue d'altri che avevano già servito‭"‬.


Ma anche a servizio la fame continua come una condanna,‭ ‬la paga è misera e il vitto neppure sufficiente,‭ ‬se commisurato alla fatica quotidiana.‭ ‬Agostino‭ “‬aspettava che si addormentasse la pancia,‭ ‬perché potesse addormentarsi anche la testa‭”‬.‭ ‬
Lavoro,‭ ‬botte e cinghiate e la sera,‭ ‬stremati dalla stanchezza,‭ ‬arriva dal padrone l’ordine di cantare per manifestare serenità.
Agostino cerca l’affetto del fratello,‭ ‬lo va a trovare in Seminario,‭ ‬ma ogni volta lo vede sempre più malato e sofferente:‭ ‬anche lì i poveri patiscono fame e freddo,‭ ‬anche lì ci sono disuguaglianze e ingiustizie.‭


‬Siamo nel‭ ‬1954,‭ ‬in Piemonte,‭ ‬ma gli stenti e la fatica del giovane Agostino non sono così diversi dalla fatica del piccolo Malpelo di Verga,‭ ‬bambini e giovani sopraffatti dalla sofferenza,‭ ‬privati di tutto:‭ "‬ero solo una bestia da soma con lo svantaggio della parola‭"‬.‭ 
Uomini come bestie.‭


‬Non troviamo neppure l'idealizzazione mitica delle Langhe di Pavese né lo sguardo affettuoso e partecipe di Pasolini verso i suoi‭ "‬ragazzi di vita‭"‬.‭ ‬
Qui tutto è solitudine,‭ ‬freddo,‭ ‬neve,‭ ‬stenti,‭ ‬e ancora tanta fame.‭ 
‬Nessuno spirito di carità anima i contadini,‭ ‬mossi solo dalla legge del bisogno‭ (‬il pane,‭ ‬la‭ "‬roba‭" ‬di Verga‭)‬.‭
‬E l'attrattiva del fiume‭ "‬dove tanti della nostra razza si sono gettati a finirla‭"‬.‭ ‬
La morte come sollievo agognato,‭ ‬termine di tutte le sofferenze.


E in questo contesto qual è il ruolo delle donne‭? ‬Anch’esse sono animali da carico,‭ ‬da lavoro,‭ ‬da riproduzione.‭ ‬Nessuno riesce ad affrancarsi dalla logica della‭ “‬malora‭” ‬che fa affondare sempre più in basso.
Emilio riflette:‭ “‬Vidi dall’alto la nosta casa,‭ ‬giù verso Belbo,‭ ‬mi sembrò che portasse sul tetto tutto il peso del cielo‭”‬.‭


‬Proviamo quindi a leggere‭ “‬La malora‭”‬‬come il romanzo della povertà più nera,‭ ‬della miseria più grama,‭ ‬della fatica di sopravvivere:‭ ‬allora,‭ ‬in Italia,‭ ‬ora in qualunque Paese e in qualunque continente la necessità spezzi la dignità umana.‭
‬Ricordiamo che la nostra Storia di ieri è per tanti altri popoli la Storia di oggi.






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