|BRICIOLE DI MEMORIE| Considerazioni sulla festa della donna (A.D. 2020)
marzo 08, 2020
Bentornati, miei amati lettori!
In questi ultimi anni mi sono
limitata a pubblicare quasi esclusivamente recensioni e non ho inserito molte Briciole
di Memorie – super mea culpa –, ma oggi è la festa della donna
e, complice facebook, ho ricordato che l’anno scorso avevo scritto una riflessione
in merito e volevo condividerla anche con voi.
Ho solo cambiato l’anno di riferimento, il resto è rimasto
invariato.
Buona lettura <3
L’etimologia ci suggerisce che, dal greco, “foto-grafia” significa “scrittura con la luce”.
Non è un mistero che i veri fotografi giocano con le luci e le ombre, ma oggi non parlerò di cosa significa lavorare nel campo.
Parlerò delle foto nel significato comune.
Ho posto la stessa domanda ai ragazzi che mi seguono su instagram e le risposte sono state tutte concordi: “immortalare un momento che non tornerà più, di cui conserveremo per sempre un ricordo.”
Non potrei trovarmi più d’accordo: ciò che ho sempre amato del mio lavoro (uno dei due, lavoro anche come editor) è rendere immortali momenti di gioia.
Le foto sono sì belle, ma portano dietro un enorme fardello: vengono post-prodotte. Qui non apriamo il dibattito sul fotoritocco invasivo e quello di classe, altrimenti finirei di scrivere il mese prossimo (forse), ma chiedetevi almeno quanto ci sia di vero nella cartellonistica pubblicitaria: capelli folti e luminosi quando in realtà sono mosci e spenti, visi di 60enni ringiovaniti magicamente, cellulite scomparsa... roba che se si vedono dal vivo nemmeno si riconoscono. Un po’ come le luci accecanti di Barbara D’Urso, che tra poco avrà come valletti gli angioletti.
Le MUA (make-up artist) che collaborano con noi e rendono le modelle splendide, operano restauri e cambiano i connotati per uniformare e rendere belle anche i cessi a pedali. Del resto lo dico sempre che le MUA e i parrucchieri dovrebbero stare sempre in un taschino.
Lo so, è un controsenso: parlo proprio io che ci vivo e lavoro, ma se cambio per un attimo il “ruolo” e divento io la “modella”... tutto cambia.
Ho avuto l’opportunità di fare la modella qualche volta, per gioco e studio, ma non mi è mai piaciuto.
Sono diventata quella che non sono.
Una volta ho fatto la post su una mia foto e ho tolto le occhiaie: neanche a dirlo che quella era una sconosciuta.
Ma devi lavorare e devi sapere realizzare i desideri del cliente per diventare un professionista, quindi vai di ritocchi e trucchi per cambiare i connotati alla non-piú-mia-foto.
È stato in quel momento che mi è sorto un dubbio: la gente chiede i book per ricordare com'era quel giorno o per apparire quello che non è?
E, ahimè, ho trovato risposta.
~~~
Anno Domini 2020.
Se cambi una foto sui social ed hai i capelli sistemati, sei truccata, hai il filtro levigante anti-difetti, sei messa in posa e sei piuttosto guardabile, riceverai:
- Una media settimanale di 45 richieste d’amicizia al giorno;
- Torneranno i vecchi casi umani che avevi a suo tempo fanculizzato;
- Sbucheranno fuori dal nulla nuovi casi umani come i funghi;
- Ti pregheranno di fargli la cortesia di uscire con loro quasi emulando lo zerbino e adducendo inutili motivi per farti dare quell'assenso che non ci sarà mai;
- Ti chiederanno di essere la loro trombamica – bonjour finesse, proprio;
- Ti manderanno in dm la foto dei doni generosi di quella Madre Natura che, purtroppo, da matrigna cattiva si è limitata solo a quello e non gli ha fornito anche un cervello;
- Ti manderanno un semplice “ciao” dopo mesi di silenzio che ti farà incazzare più della somma delle cose sopra elencate.
È una strammaledetta foto, è bellina ma è solo una foto.
Sono io?
Sì, sono io.
Ma non rispecchia la piena verità.
Se mi incontrate per strada sono struccata, se mi incontrate al supermercato ho la tuta, se mi beccate a prendere i pacchi dal postino ho i capelli arruffati. È normale che se mettessi qui una foto al naturale sarei equiparabile a Mariangela Fantozzi.
Ma ai maschi non gliene frega: ragionano solo con il metro di misura “ha la quinta-scopabile” o “ha la retromarcia – assolutamente non scopabile.”
Mi chiedo, quindi, il motivo di festeggiare questo 8 marzo quando si vanificano anni di lotte per il diritto al voto, all'uguaglianza, al rispetto che ci meritiamo ma non ci viene passato neanche con la mutua.
Se ho un cervello e ragiono sono da isolare in quanto pericolosa.
Pensateci, quando fate i cascamorti con una foto.
Perché la foto può essere perfetta e bella, ma la donna dietro è piena di difetti e non gliene frega di occultarli.
Pensateci, quando riaprite la bara in cui vi eravate chiusi, che sono la stessa a cui avete detto “se fossi stata più magra mi sarei potuto innamorare di te.”
Pensateci, prima di rompermi le sacre palle rotanti, che, nonostante la dieta, ho ancora le tette, non sono Miss Italia e sono rimasta la stessa “sirena in sovrappeso” (cit. del mio ex – grande bestia).
Pensateci.
Perché io non dimentico.
Perché le Donne, quelle vere, se ne fregano delle vostre adulazioni e danno peso ai gesti reali.
Quindi continuate a parlare con la foto e sperate che, anche se inanimata, non vi mandi a quel paese anche lei.
E ne avrebbe tutto il diritto.
Cos'è per voi, dunque, una foto?
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Benvenuti nell'era del medioevo digitalizzato, signori miei, dove la cultura del visivo soppianta la realtà.
E va bene così, perché tanto si è castrati dalla tecnologia.
Buon 8 Marzo 2020.
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