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|REVIEW PARTY| La prima legge: L'ultima ragione dei re - Joe Abercrombie
dicembre 05, 2019Logen Novedita è un guerriero in fuga dal Nord di cui è stato il campione idolatrato tanto dai nemici che lo vorrebbero morto come dagli amici che farebbero meglio a crederlo tale. Perché dentro di lui si annida il Sanguinario, un'ombra per cui orrore, fuoco e morte sono un banchetto al quale invitare tutto e tutti. Glokta l'Inquisitore trascina il proprio corpo torturato nei palazzi del potere, investigando su una cospirazione in grado di ribaltare l'ordine costituito. Il giovane Jezal dan Luthar, che forse si accontenterebbe della propria bellezza, sfacciataggine e abilità nella scherma, scoprirà che qualcuno nutre grandi e pericolosi progetti per lui. Il Maggiore West deve lottare contro la propria sorella, l'idiozia delle gerarchie militari, e la costante feroce emicrania. Nelle vene della misteriosa e intrattabile Ferro Maljinn scorre sangue di demone, e una sete di vendetta che minaccia di travolgere un Impero. I loro cammini sono destinati a incrociarsi nella guerra che chiude le sue fauci sull'Unione da Nord a Sud, mentre alle ombre del passato e ai sortilegi si sommano le nuove, devastanti forze dell'oro e della tecnologia. Con questo affresco, ricco di pathos e umorismo nero, che comprende rovine ciclopiche e bettole, schermaglie politiche e duelli brutali in un cerchio di scudi, mercenari e prostitute, regine e banchieri, Joe Abercrombie ha portato il fantasy verso nuovi confini, capaci di fondere J.R.R. Tolkien e i noir americani, il realismo di G.R.R. Martin e l'ironia citazionista di Tarantino.
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Con L'ultima ragione dei re si chiude la trilogia de La prima legge dell'incredibile Joe Abercrombie, rivelazione del grimdark fantasy.
Anche se in questo volume tutti i misteri e gli intrighi vengono svelati e la penna di Abrcrombie è sciuramente migliorata, c'è qualcosa che potrebbe dividere i fan della serie: il finale amaro.
Giusto o sbagliato che sia, però, non è importante, perché la parte significativa è il viaggio che i nostri anti-eroi - poco amabili, pieni di difetti e molto, molto umani - hanno compiuto.
I grandi meriti di Abercrombie sono stati sicuramente l'eccellente caratterizzazione dei personaggi, realizzare un worldbuilding curato nei minimi dettagli, il saper condurre magistralmente le battaglie e lo svelare segreti sconvolgenti con il solito stile irriverente e sarcastico che abbiamo imparato ad amare.
Unica avvertenza per chi si stesse avventurando (o volesse farlo) in questo viaggio da oltre mille pagine: godetevi ogni parola senza fretta e fatevi trasportare in questo mondo che, più che fantasy, rispecchia molto da chi è composta la società attuale.
Recensione a cura di:
Si ringrazia la CE Mondadori per l'invio del libro digitale